La scuola come ogni altro contesto viene considerata ormai da tutti un’organizzazione complessa, come l’azienda, la sanità, le amministrazioni. La complessità è data a nostro avviso dalla finalizzazione di un compito primario assegnato – per la scuola formare gli studenti – e la ridda di relazioni tecniche e sociali che si espletano al suo interno e all’esterno per raggiungere tale obiettivo.
Nei contesti complessi, tutti quelli dell’attuale nostra società, si fanno largo sistemi e tecnologie atte a semplificare e ridurre le inevitabili complicanze, per riportare a forme agevolate il perseguimento
degli obiettivi tecnici, al pari delle funzioni sociali connesse. È quello che abbiamo inteso con colleghi, quando abbiamo allestito il modello di insegnante facilitatore, colui che si dispone a presidiare il piano di compito, la didattica, ma non può non curare il piano di relazione, denominato partecipazione.

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