La relazione con l’altro ci guarisce ma può anche farci molto male. Un nuovo concetto  suggerisce che ognuno ha parti sia positive che negative. La negatività possiamo provare a intenderla anche come una risorsa (dal letame nascono i fior).

Da quasi dieci anni vado sostenendo che problemi, conflitti e malessere nelle relazioni in casa e nei gruppi di lavoro, sono di gran lunga maggiori rispetto a eventi positivi e costruttivi all’insegna dell’ottimismo. Vado sostenendo anche, che tutto quel ricorso all’ottimismo forzato, reclamizzato da varie parti con la dicitura “pensa positivo”, se esasperato all’eccesso, non può che rincretinirci tutti.

Fa esordio quindi il concetto di “negatività”, sentite un po’, un termine riassuntivo e generico da me scelto appositamente perché ben rappresenta la frequenza, la diffusione e la quantità di condotte problematiche, critiche, oppositive, disregolate, disfattiste, fuorvianti che ogni giorno si presentano in ogni palcoscenico della vita. Per negatività intendo infatti una massa stabile e frequente di episodi agiti nella più piena ordinarietà, ancor prima di scomodare negatività più eclatanti e di “picco” quali bullismo, mobbing, stress, burnout, devianza.

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