Alcuni spunti per curare l’altro in casa e al lavoro. E’ sì un’attitudine ma anche piccoli strumenti pratici da adottare.

Curare l’altro è sì essere orientati all’esterno di noi, ma non solo. L’altro, ce lo dicono molte ricerche recenti, fa parte di noi, sia perché ci condiziona nel bene e nel male, sia perché contribuisce alla conformazione delle emozioni ma anche di veri e propri organi cerebrali. Il cervello infatti è un organo dinamico che cresce o declina in funzione dell’ambiente fisico e sociale circostante.

Quindi è come se la freccia di cura dell’altro sia codificabile da un boomerang, positivo, per cui offrire positività comporta altrettanti ritorni di altra positività: occhio, non è sempre automatica e istantanea, ci vuole comunque pazienza. Il concetto è dunque un po’ come se l’altro siamo noi, anche perché la nostra identità e raggio di percezione non finisce col confine corporeo fisico, ma si estende ai sentimenti e ai pensieri che volano trasversali e che “respiriamo” per il nostro benessere e/o malessere. Quali piccoli strumenti ci possono aiutare a curare l’altro (per curare un noi più largo)? Vediamone i principali.

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