“Siamo allo sfascio e che ci sia lei a coordinare questa riunione non cambia di molto le cose”. Il clima da svagato che era divenne di colpo teso e pesante. Il Facilitatore – incaricato dalla direzione a condurre il gruppo di lavoro composto da otto neo-capi reparto (ex operai specializzati) ai quali l’azienda chiedeva di gestire con la massima produttività l’officina montaggio e spedizioni – venne assalito dal primo serio dilemma. L’orgoglio, lo scontro, il muro? (“Perché così capiscono che non sono lì a fare da cuscinetto a nessuno”). Oppure, imboccare un’altra strada? Ma quale strada, con quali mezzi e strumenti? Una prima regola base per un facilitatore efficace è quella di non cadere nella trappola tesa dal lamentoso, combattivo o aggressivo di turno. Quando accade qualcosa di provocatorio non prende su di sé il carico, ma prova a smorzare tempestivamente la tensione e a rivolgere il problema al gruppo. Sondando, osservando, prendendo una qualche forma di distanza dall’accaduto. “Allo sfascio dice…” e produce una pausa, un’interiezione “mh…ah…”. E qui si possono utilizzare diverse tecniche.

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