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Portiamo nelle aziende una forma di leadership “integrata” o anche “facilitatrice”. Cos’è? Un tipo di comando che sia al tempo stesso direttivo-e-partecipativo. Il primo è una forma classica, dove il leader decide con modalità verticale. Il secondo è di tipo consultivo, per arrivare alla decisione in maniera compartecipe e orizzontale. Le due leve sono da integrare, visto che entrambe presentano limiti e difetti.
Il punto centrale per un’azienda oggi è il coinvolgimento! Se messo in campo con sentimento adeguato, riesce a trainare le intelligenze, a ridurre i freni al cambiamento, a moltiplicare sforzi e impegno.
Tutti aspetti fondamentali.
La leva Direttiva è la via rapida, diretta al comando, la via di “necessità” protesa al soddisfacimento dei bisogni materiali e concreti.
La leva Partecipativa è più dispendiosa, detta di “evoluzione”, dal momento che incrementa i fattori di comunità e appartenenza.
Con la metafora del corpo umano, il direttivo è il processo cardiaco, respiratorio, il partecipativo i sistemi di vocalizzazione e attenzione.
Il capo deve dotarsi. Nella gestione post-novecentesca di gruppi e uffici, sono i capi, i direttori a dover fare il primo passo verso uno stile di comando non solo pragmatico ma anche umano, quale via espressa di inclusività e motivazioni che durano.
Il capo deve dotarsi perché è anche lui stesso fonte di criticità. Infine, perché è costantemente sotto esame, da lui “di-pendono” tutti gli stakeholders.
> Da “divide et impera “ … a “unisce et facilita“
Il Capo-facilitatore è una progettazione tutta nostra, che prende le mosse dalla “facilitazione esperta”.
- De Sario P., 2020, Il capo facilitatore, Psicologia Contemporanea, n. 278 mar/apr, Giunti, Firenze
- De Sario P., 2019, La spinta che attiva, Angeli, Milano
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